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Santa Lucerna, una montagna di misteri e leggende

L'11 aprile 2021, era in programma l'escursione organizzata dal CAI sottosezione di Mendicino da località Romitorio (Grimaldi) a Potame e ritorno. Ma per via della situazione pandemica, al momento, le uscite sono rinviate.
Si tratta di un percorso di circa 15 o più km (si potrebbe partire anche da Grimaldi, grazie al lavoro di pulitura di un tratto di sentiero da parte dei ragazzi della Proloco presieduta da Giovanni Fata), percorso che passa nei pressi di Monte S. Lucerna e monte Scudiero, e che si congiunge verso Potame al Sentiero Italia.
L'appuntamento però è solo rimandato. Per ora, ci piace riproporvi uno scritto di qualche anno fa su S. Lucerna.



Santa Lucerna, una montagna di misteri e leggende

Le montagne calabresi nascondono ancora dei segreti? Certamente sì. Alcune, poi, sono state ispiratrici nel passato di leggende che ancora oggi vengono raccontate. È il caso, per esempio, di monte Santa Lucerna, in territorio di Grimaldi (Cs).
Monte Santa Lucerna domina le vallate circostanti dai suoi 1.256 s.l.m in provincia di Cosenza, compreso nei territori dei comuni di Lago e Grimaldi. L’origine è ancora sconosciuta, e presenta una conformazione rocciosa complessa.
Intorno a questa montagna aleggiano pure vecchie storie. Sono delle leggende di origine longobarda che parlano – come ci informa Antonio Guerriero su un numero di "Grimaldi 2000” che cita un precedente scritto di Luigi Silvagni in Cronaca di Calabria - di una chioccia con sette pulcini d'oro, immensi tesori nelle viscere di S. Lucerna lì depositati «da una regina, padrona e signora delle fu antichissime e doviziose città di Alba-Longa, di Tirirocca e Serralonga e, a guardia di essi, sta un enorme serpente dall'alito asfissiante con doppia filiera di acutissimi denti e dalla coda biforcuta e tagliente a mo' di rasoio, raggomitolato tra le sue formidabili spire al di sopra dei grandi vassoi di argento che contengono oro e pietre preziose. Allo scoccar della mezzanotte dal principio d'ogni plenilunio, sul Pizzone, dalle profondità della montagna – racconta Guerriero -, balza un gallo dalle penne d'argento, dai piedi e dalla cresta d'oro, con gli occhi di grossi zaffiri, che canta tre volte e subito sparisce, per dar posto ad una chioccia con sette pulcini, tempestati tutti di oro e di brillanti che, per pochi minuti, razzolano ed indi spariscono anch'essi. Al fortunato che cattura il gallo, la chioccia ed i pulcini, si spalanca dinanzi ai piedi il nascondiglio degli ambiti tesori, e ne sarà assolutamente padrone, allorquando avrà sostenuto e vinto un impari lotta con il mostruoso serpente».
S. Lucerna – secondo quanto ci aveva spiegato il geologo Nino Osso nel corso di una escursione di diversi anni fa - è una finestra tettonica costituita da dolomie triassiche, con i versanti che si affacciano verso il mare ripidi e scoscesi, accidentati per la presenza di guglie, balze e dirupi dovuti ai fenomeni di erosione e dissoluzione dei costituenti carbonatici. L’interno è invece contraddistinto da numerose spianate sommitali e dalla presenza di doline, che nella porzione centrale deprimono l’acrocoro fino alla quota di 1213 m s.l.m..
Di grande interesse anche l’aspetto archeologico non ancora sufficientemente indagato. L’area è caratterizzata dalla presenza di numerosi filari in muratura costituiti da pietre con diverso orientamento, piccole strutture in elevato di varia misura con evidenti riutilizzi e formanti piccoli ambienti. L’area edificata si sviluppa in modo irregolare, seguendo la morfologia del sito, per una lunghezza di oltre 700 metri e una larghezza massima di circa 300. La tecnica costruttiva, irregolare e grossolana, non presenta alcun tipo di legante tra i componenti della tessitura.
L’ipotesi – lo ripetiamo – sebbene sia solo tale e che andrà supportata da scavi e da studi approfonditi, è che i numerosi resti possano essere parte di un sito archeologico.
A parte tutto, la montagna di S. Lucerna, e le altre cime vicine (Marmorino, Scudiero, Difesa o Iliche, e Faeto) sono dei luoghi da cui lo sguardo e lo spirito possono spaziare dalla vallata del Crati, a quella del Savuto, alla costa del basso Tirreno cosentino, da sua maestà Monte Cocuzzo, alle isole Eolie e all’Etna, ai monti dell’Orsomarso, alla Sila (bp).

Jamu a caminare


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