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Trekking a Civita con gli Amici della Montagna



Domenica scorsa, a #Civita, insieme agli #AmiciDellaMontagna c'era anche #JamuACaminare, una bella giornata di sole e di #trekking, in piacevolissima compagnia e in mezzo ad una natura mozzafiato.
Sopra l'album fotografico dell'escursione.
A presto e buon cammino a tutti! 
www.jamuacaminare.blogspot.com

Qui il post sulla pagina Jac di Fb ==> https://www.facebook.com/jamuacaminare/posts/864140323793571

Qui di seguito, tratto dal profilo facebook di Carmen Gangale, presidente di AdM, ci piace riportare il suo racconto della giornata.

Torniamo a Civita, una fila multicolore di zaini, bastoncini, sorrisi e scarponi. Dai vicoli del paese fino al belvedere e da lì subito giù fino al Ponte del Diavolo. Per alcuni è la prima volta e lo stupore è nei loro sguardi, per tutti è un misto di meraviglia, curiosità, commozione. Chi guarda, chi racconta, chi fa foto, chi ricorda, il sole ci scalda piacevolmente, e sembra che nessuno voglia spostarsi da qui. Chissà forse è una voglia inconscia di riconciliazione con questo luogo, con i suoi morti, con le sue acque ancora grigie e cariche di detriti e di domande. Carmine racconta la leggenda del ponte, c’è il diavolo, e una capra, ma mi distraggo continuando a pensare ai fatti recenti, e poi di nuovo a venticinque anni fa, un po’ di più ormai, e i miei passi per la prima volta sotto quel ponte. Beh, no, allora era quello vero, quello che crollò, per essere poi ricostruito. Anche adesso bisogna ricostruire qualcosa, ma non servono mattoni, bisognerà costruire un rapporto più corretto con il fiume, con i mille fiumi del nostro territorio.
Riprendiamo a camminare, noi fermi proprio non riusciamo a stare, e allora ecco il sentiero ripido, gradini di pietra, ogni tre passi uno sguardo al panorama, a destra l’immensa voragine del Raganello, l’imponente Timpa del Demanio, guglie di pietra, arbusti contorti che sfidano la gravità. A sinistra qualche casa diroccata, il terreno a tratti è lavorato fin dove poteva spingersi l’aratro, a un passo dall'abisso, altrove c’è chi raccoglie le olive.
E continuiamo di pietra in pietra, sul bordo di questi due mondi, fino al grande guardiano di pietra, che come un Moai di questa nostrana isola di Pasqua, osserva pensieroso.
Da lì scendiamo, il sole di una splendida estate di San Martino sta calando, alla luce del tramonto, le pecore tornano all'ovile e noi torniamo in paese, ci perdiamo in un labirinto di vicoli, tra camini multiformi e case che hanno occhi. E in una casa entriamo. L’anello di Civita si chiude qui, ma il nostro abbraccio rimane.

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